La cronaca ci impone di fermarci un attimo su un caso, quello dell’infanticidio della bimba Elena Del Pozzo. È un fatto violento, durissimo da accettare se si pensa poi che è stato creato e pensato dalla persona che l’ha messa al mondo, ma in queste situazioni soprattutto, così delicate, è bene evitare analisi o critiche superficiali e astenersi dal giudicare: chi siamo noi per sapere il livello invisibile di dolore e solitudine che questa madre portava con sé e che si trascinava da chissà quanto tempo prima di esplodere in un gesto fuori controllo. Ci chiediamo quante madri invisibili vi siano in giro e cosa è possibile fare in concreto per evitare gesti del genere. Le madri non devono essere lasciate sole nella crescita dei figli, non devono sentire il peso del mondo sulle spalle, devono e dovrebbero stare all’interno di una rete di relazioni e aiuti per le quali si sentono utili e adeguate, tenute in mente e pensate. Grazie a tutti i posti pubblici e gratuiti come ad esempio i consultori, i centri anti violenza, le innumerevoli associazioni, il Telefono Azzurro ecc. che si fanno carico di tutte le madri invisibili e che nel quotidiano contribuiscono a prevenire situazioni di disagio.