Mamme si diventa. Con il tempo, con l’esperienza, con gli errori, gli aggiustamenti, i tentativi, le frustrazioni, le delusioni, la confusione. Ma anche con la gioia immensa che un nuovo arrivato – anche se sconosciuto- può regalare, un’emozione indescrivibile che fa crescere come persona, arricchisce le conoscenze e i punti di vista. D’ora in poi si impara a vivere per due: anzi, prima di tutto si mette il bambino. Lui ha la priorità assoluta su tutto, spesso anche sul benessere della madre nei primi momenti. Con il tempo, poi, aiutati da un partner attento e sensibile, bisogna imparare a ritagliarsi i propri spazi, senza sensi di colpa. Continuare a coltivare le amicizie, le proprie abitudini e passioni, il lavoro: tutte cose importanti che fanno stare bene non solo la mamma, ma, di riflesso, anche il figlio. Infatti se la madre e il padre sono sereni (nonostante l’immensa stanchezza di crescere un neonato), il bambino ne trarrà giovamento, si rispecchierà nei volti felici dei propri genitori trovando un buon equilibrio. L’importante è fare squadra, essere sempre alleati, parlarsi sinceramente, non accollarsi tutto il peso di un bambino e della casa, ma chiedere aiuto se ci fosse bisogno. E c’è sempre bisogno di una mano perché è logicamente impossibile fare tutto. Non esistono le Super Mamme, esistono le Mamme che fanno quello che possono, dando il meglio di sé. E quando l’aiuto del compagno, degli amici e dei parenti non è sufficiente a trovare il giusto equilibrio fisico e mentale, ci si può rivolgere a degli esperti, senza timori. Siamo qui per questo, per noi è una professione, oltre che una grande passione.
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Si può o non si può…? (parte seconda)
Continuiamo il nostro discorso sulle regole e i “No” per i bambini piccoli..
Il “No” dei bambini è un chiaro segnale di desiderio di autonomia e di seprazione/individuazione dagli adulti. Pur essendo molto stancante per gli adulti, è una funzione importante per i bambini, è un modo di dichiararsi indipendenti e per questo va valorizzata e riconosciuta. Quando i figli si oppongono, non lo fanno per indispettire o sfinire i grandi, ma per dimostrare che si è diversi, dotati di pensieri e desideri propri. Come sempre, però, deve essere presente un equilibrio tra i “No” dei piccoli” e quelli degli adulti. Se da un lato è importantissimo ascoltare le esigenze dei bambini, dall’altro i genitori non devono rinunciare all’esercizio educativo. Hanno infatti una funzione regolatoria e contenitiva per consentire loro di elaborare le frustrazioni di tutti i giorni. La fatica di porre dei limiti nasce però nei genitori quando vedono il dipiacere o il disappunto provocato nei bambini. Il dolore dei piccoli è per gli adulti intollerabile e temono di perdere il loro amore perciò rinunciano a porre delle norme. Ma come si fa a chiedere ai bambini di imparare autonomamente il valore delle regole, se noi per primi non riusciamo ad insegnarlo? Così facendo chi è l’adulto che educa? Pensiamoci su..
Adottare un bambino..(parte seconda)
Ognuno ha i propri motivi per decidere di adottare un bambino, l’importante è averci fatto un pensiero profondo sopra, esserne consapevoli e ammetterlo a se stessi in modo onesto. In altre parole: elaborare un lutto. Questo perchè tutta la storia che una persona ha vissuto, non solo “se la porta dentro”, ma la trasmette inevitabilmente all’interno dei rapporti della nuova famiglia. Assai diverso è il vissuto di ogni persona rispetto alla sua impossibilità di avere figli naturali. Tutte le delusioni, le frustrazioni, le paure, ma anche le speranze e i desideri vengono proiettati nelle relazioni familiari intervenendo- nel bene e nel male- nella crescita del bambino. Quindi ricordiamoci, non solo di avere bene in mente la storia dolorosa del figlio adottivo, ma anche la nostra, altrettanto importante nella formazione della nuova famiglia.