“È mio! È mio!” è una tipica frase dei bambini dell’età compresa tra i 18-36 mesi. È una modalità che utilizzano per segnare il territorio quando avvertono la presenza di altri pari che potrebbero prendere l’oggetto conteso. I bambini hanno bisogno di sperimentare anche il sentimento di gestione della frustrazione mediante il quale apprendono che non è sempre tutto loro, ma vi sono anche altri bambini con le stesse intenzioni ed esigenze. L’intervento dell’adulto di solito è quello di dire: ” no,non è tuo, lascia il gioco al bimbo”. Dal nostro punto di vista psicopedagogico proponiamo di:
– non intervenire subito ma fare in modo che i bambini (anche se piccoli) possano cavarsela in modo (quasi) autonomo, sperimentando anche il sentimento di frustrazione e fallimento che permette loro di crescere.
– Raccontare ai bambini ciò che e’ accaduto in modo semplice e preciso. Non temere il pianto del bambino (pianto di rabbia perche’ vuole il gioco tanto conteso e pianto di delusione perche’ non gli è stato concesso) rappresentano occasioni utili di confronto e di ragionamento.
– Restituite la giusta importanza e il giusto valore. Non far frequentare altri bambini perché abbiamo un bambino che potrebbe arrabbiarsi facilmente non ci sembra educativo. Il tempo e l’autorevolezza sono da sempre due ottimi strumenti.