“Ma che bravo che sei, bravissimo” quante volte al giorno diciamo al nostro bambino questa frase? È importante lasciare un rinforzo positivo ma senza esagerare troppo. Ci sono azioni, gesti, movimenti che una volta interiorizzati vengono spontaneamente in modo automatico e per i quali non ha senso esclamare “bravo” e invece vi sono tutta una serie di conquiste quotidiane o di dettagli che fanno la differenza e che se valorizzati possono essere un ottimo feedback per migliorare e crescere potenziando il senso di sicurezza e autostima. Quando vi è una conquista significativa: verbalizzarla più volte nel corso dei giorni è sempre piacevole e significativo sia al nido che a casa. Battere le mani, complimentarsi e lodare il piccolo è fondamentale per offrirgli più sicurezza ma non deve essere un atteggiamento ricattatorio: deve emergere il piacere della scoperta e della conquista. (Il piacere quindi di provare e riprovare a prescindere senza il bisogno esclusivo di una continua e incessante conferma da parte dell’adulto su tutto). Ogni tanto è importante fermarsi un attimo e chiedersi: ha senso continuare a dire sei stato bravo? O corrisponde di più a un nostro bisogno di conferma???? Sappiamo che non è facile rispondere a questa domanda ma provare a sviluppare una certa consapevolezza in merito è fondamentale per scindere le esigenze specifiche del bambino dalle nostre….
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Centro Estivo: si o no?
Il 15 Giugno potranno ripartire almeno i Centri Estivi dedicati alla fascia dai 3 anni in sù. Molti genitori ci stanno scrivendo per sapere un nostro parere in merito. Premesso che la decisione è molto soggettiva e dipende da una serie di fattori quali l’età del bambino, il contesto in cui vive, il lavoro e gli impegni dei genitori, non ultimo il livello di preoccupazione e ansia nella gestione della fase due e del relativo controllo del virus. Siamo favorevoli alla ripartenza di una socialità condivisa e organizzata dove i bambini possano gradualmente e in sicurezza tornare a giocare e fare i bambini. Se ne avete la possibilità poiché le strutture a cui vi affidate organizzano il Campus e se siete d’accordo e abbastanza tranquilli allora si, potete coinvolgere i vostri bambini in questa nuova avventura (si tratta davvero di un’avventura!) responsabilizzandoli (a seconda dell’età) per quanto riguarda il distanziamento sociale, mascherina e igienizzazione mani. Il tutto in modo scherzoso, divertente, senza che risulti pesante però…insistiamo sul tono ironico perché con i bambini è molto più incisivo uno scherzo e un tono di voce diverso da quello noioso e monocorde dell’adulto… soprattutto quando si tratta di far passare concetti importanti come questi!. Non preoccupatevi per l’eventuale crisi da distacco: è giusto che i piccoli possano avere momenti di fragilità dato tutto questo tempo a casa. Gli adulti accanto devono saper intuire e prevedere tutto ciò parlandone prima insieme e rassicurandolo il giusto. Se invece avete parecchie resistenze e non siete del tutto convinti, prendetevi del tempo per capire meglio perché in ogni caso deve essere un momento di svago e non di ansia totale e dato che queste sensazioni vengono implicitamente trasmesse al bambino è bene valutare a priori la questione per fare in modo che nonostante tutto possa essere una piacevole esperienza per tutti gli attori coinvolti.
Si riparte? Come?
Segnali di ripresa che ci fanno ben sperare ma attenzione a non trascurare il discorso sicurezza attorno al quale deve girare tutto il resto. Se le scuole dell’infanzia e gli asili nido dovessero riaprire occorre necessariamente pensare in modo pratico e funzionale a come potrebbe svolgersi la vita quotidiana con i bambini piccoli. In questa fase di incertezza è importante pensare di avere regole e limiti chiari entro i quali muoversi e far muovere di conseguenza i piccoli, non potendo dimenticare il senso di responsabilità che deve sempre essere al primo posto. Ahimè prima del valore del gioco e di tutto il resto!. Chi lavora in questo campo è dotato di coraggio e di ottimismo ma non bastano come ingredienti ad infondere quel senso di sicurezza e fiducia che i genitori e i bambini vanno cercando. Occorre ripensare ad un nuovo modo di giocare ed educare in grado di conciliarsi con questa situazione. Deve essere un’occasione unica per portare dei cambiamenti anche nelle prospettive educative e fare spazio a nuovi modi di essere e di fare. Non solo con i bambini ma anche nell’alleanza insegnanti-genitori. Che dite siamo pronti?!
Facciamo chiarezza: cos’è l’autoerotismo infantile?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza..
Di cosa si tratta? Dai tempi di Freud sappiamo che anche i bambini hanno
una loro naturale sessualità che si sviluppa in diversi fasi (orale, anale, fallica per poi diventare genitale).
Perché agli adulti fa così paura questo concetto? I grandi come sempre aggiungono significati maliziosi, adulti, incompatibili con la genuinità dei bambini. In realtà anche i più piccoli in modo assolutamente sano e naturale esplorano il loro corpo, si toccano e delle volte scoprono che alcuni movimenti procurano piacere e dunque li ripetono, soprattutto in quelle situazioni di “vuoto”, noia, ansia o malinconia.
Quando questo comportamento nasconde qualche disagio nel bambino? Quando dura a lungo e l’intensità pare così eccessiva da distrarre totalmente il bambino da qualsiasi altra attività per lui piacevole.
Cosa fare quando capita di frequente? Avvicinarsi al bambino e con tono molto dolce e comprensivo dirgli che non c’è nulla di male nel farlo, ma che è una cosa talmente intima che va fatta in un situazione di privacy: in bagno o nella propria cameretta, non davanti a tutti. Anche distrarlo proponendogli un’ alternativa può essere efficace.
Cosa non fare assolutamente? Sgridare il bambino e farlo sentire in colpa, metterlo in castigo, commentare la cosa con altri in sua presenza, farsi vedere imbarazzati.
Autostima e bambini: che ruolo hanno i genitori?
Essenziale, innanzitutto, è il modello che il genitore trasmette, anche inconsapevolmente, al figlio. Provate a ragionare se dal vostro comportamento emerge insicurezza, eccessiva competizione e richieste di performance troppo elevate. In secondo luogo cercate di evitare il più possibile frasi che trasmettono involontariamente un messaggio negativo al bambino e che, se ripetute numerose volte nel corso della crescita, gli comunicano un senso di inadeguatezza ed insicurezza. Facili esempi potrebbero essere:
-“Lo sapevo che sarebbe finita così”!
– “Sei un disastro”!
-“Ma non riesci mai a combinare qualcosa di giusto”?
-“Lascia fare a me, che tu…”
-“Sei sempre il solito”!
Infine una buona dose di affetto, coccole, sorrisi, ascolto, sguardi di comprensione e fiducia fanno tutto il resto. Ogni genitore fa errori, ma per fortuna i figli sanno accettare molto bene i genitori “pasticcioni”, se si dimostrano armati delle migliori intenzioni!
Dito in bocca: come far smettere?
Non preoccupatevi: non siete né i primi, né gli ultimi genitori alle prese con un figlio con il dito perennemente in bocca. E’ giusto però che ad un certo punto decidiate che questa abitudine sta diventando eccessiva e rischia di rovinare la struttura dei denti del vostro bambino. Come fare per toglierlo definitivamente? Come diciamo sempre non esiste una soluzione magica che vada bene per tutti i bambini , ma si possono fare diversi tentativi per provare a superare il problema. Abbiamo notato che mettere sul ditino peperoncino o altri gusti o odori fastidiosi non porta a molto, se non far arrabbiare il bambino che si sente preso in giro dall’adulto. Anche le spiegazioni razionali non funzionano molto perchè i bambini sono troppo piccoli e sono troppo legati al gesto di succhiare il dito in quanto rappresenta una coccola per loro, un’abitudine che rassicura e contiene le ansie. Provate a spostare la necessità di contenimento con l’utilizzo di un peluche, una bambola o un nuovo giochino al quale il bambino possa affezionarsi. Inventate una storia che parla di un bambino tanto legato al suo ditino che non riusciva a fare a meno di ciucciarlo in ogni situazione e che poi con l’aiuto di una fatina o di un nanetto del bosco impara a non usarlo più. Attraverso le fiabe i bambini si immedesimano nel protagonista e colgono molti aspetti che li riguardano senza però coinvolgersi troppo emotivamente. Anche la lettura dei libri può essere un valido aiuto per superare alcuni “inspiegabili attaccamenti” , ad esempio “Anna e il dito in bocca”, “La principessa con il dito in bocca”…Vedrete poi che con il tempo il bambino crescerà e non avrà più la stessa necessità di trovare un contenimento, ma sposterà l’interesse su molte altre cose (socializzazione, giochi, libri, disegni…).
Si, viaggiare fin da piccoli…
“Si, viaggiare” intonava il buon Lucio Battisti. Viaggiare con dei bebe’ o dei bambini piccoli della fascia di eta’ compresa tra i due mesi e i 36 mesi e’ possibile ovviamente tenendo in considerazione alcuni punti fondamentali.
– se si sceglie una meta lontana informarsi prima di partire sulla situazione sanitaria del paese ospitante.
– individuare come primo viaggio una destinazione piuttosto easy e comoda sia per la mamma che per la gestione del piccolo
– avere cura di non esagerare e sconvolgere troppo gli orari sonno/veglia. Anche se apparentemente non sembra, ma i neonati sono molto sensibili ai cambiamenti
– solitamente se la madre e il padre sono tranquilli e poco ansiogeni di conseguenza il piccolo sara’ piu’ disteso e rilassato e in grado di accettare in modo positivo i cambiamenti
– portate con voi lo stretto indispensabile ed eliminate il superfluo. Il vero viaggiatore e’ fatto cosi’!
Infine: Si,vViaggiate! Se ve la sentite, se potete, poiche’, se si abituano fin da piccoli, da grandi avranno delle risorse in piu’: una maggiore capacita’ di adattamento all’ ambiente, una migliore capacita’ di problem solving e sicuramente una maggiore predisposizione alla socializzazione e alla condivisione. Last but not least, avranno l’occasione di assaggiare cibi nuovi e impareranno a mantenere una certa curiosita’ verso tutti i cibi e non solo quelli della propria mamma!!!!!
Tutti valori fondamentali dal nostro punto di vista, non solo psicopedagogico, ma anche umano.
Viaggiate veramente perche’ come sosteniamo noi di MammeCheFatica: “Viaggiare e’ vivere due volte”!
Poter conoscere posti nuovi e poter esplorare nuove mete sono occasioni uniche che verranno ricordate anche da grandi.
Buon Viaggio!
Dubbi di mamme: pianeta nido…
Abbiamo ancora qualche mamma che ci scrive e ci spiega i suoi dubbi amletici su che tipo di struttura scegliere. Noi non possiamo scegliere al vostro posto, e lo ripetiamo ancora: i consigli e le scelte son sempre soggettive.
Possiamo però fornirvi dei piccoli parametri per far in modo che la scelta e la selezione avvenga quasi in modo semplice e immediato. L’asilo nido per il vostro bambino deve essere:
– un luogo pulito e curato, possibilmente con un’attenta selezione dei giochi, privilegiando il legno e i materiali naturali alla plastica
– ma soprattutto un luogo in cui vi sentiate accolti e capiti, perché i vostri timori e dubbi possano essere condivisi all’interno della struttura con le educatrici e la coordinatrice o psicologa o pedagogista di riferimento
– deve essere luminoso, anche se le educatrici saranno la ‘vera luce’ come ci ha insegnato M.Montessori. Dovranno perciò essere in grado di capire il piccolo e fornirgli gli strumenti giusti per crescere,giocare e relazionarsi coi pari.
– deve essere un ambiente che emana calore e fiducia dove sarete felici e orgogliose di lasciare al mattino il vostro bambino in mani sicure e sagge.
Se avete ancora dubbi, però siamo qui!
Come e quando insegnare le regole delle strada?
Come tutti gli insegnamenti, anche quelli circa l’educazione stradale, è bene che si inizino in tenera età. Se si riesce poi a trasmettere il senso civico attraverso il gioco e non un noioso quiz per adulti, ancora meglio! Segnaliamo questa bella iniziativa del Comune di Milano: Ghisalandia, un percorso divertente e interattivo per apprendere l’importanza della sicurezza stradale.
Dove? Presso il Comando centrale della Polizia Locale in Via Beccaria, 19.
Cari genitori, poi potrete chiedere ripetizioni ai vostri bimbi!! 😉
Tutti a tavola! (parte prima)
Talvolta mamme e papà pretendono che i figli piccoli mangino tanto, velocemente, senza disordinare troppo la tavola e magari in un orario diverso rispetto al momento della loro cena. Questi comportamenti, in aggiunta all’utilizzo della TV, riducono notevolente il tempo che i genitori possono trascorrere in tranquillità con i loro bambini, soprattutto se rincasano tardi dal lavoro. Tuttavia i piccoli hanno bisogno di tempo a loro dedicato e proprio la cena può rappresentare un un buon momento da sfruttare per costruire saldi rapporti all’interno della famiglia. Imparare a capire e a farsi capire sono elementi alla base del concetto di convivialità, fondamentale per apprendere il significato dello stare con gli altri. Ai piccoli gesti messi in atto generalmente durante i pasti possono essere date delle risposte da parte dell’adulto a importanti esigenze del bambino, come, ad esempio, quella di essere riconosciuto, amato, rispettato e protetto.